Mentre la parte orientale dell’attuale Confederazione elvetica andò a costituire la Provincia Retica, nel I secolo a.C. il piccolo agglomerato di Bioggio divenne un centro strategicamente importante della Gallia Belgica e dell’Alta Germania. Ebbene, già all’epoca, per il clima generalmente mite che il lago assicurava al territorio circostante, alcuni funzionari romani sceglievano di vivere in una località non molto distante da Bioggio, e a quei tempi pressoché sconosciuta: Laco Launasco o anche Gauno, sul lago Ceresium. Fu solo sul finire del XII secolo che il luogo assunse la denominazione di Lugano, dopo essere passato anche per quello di Luano.
A fare però la fortuna di questa bella città non fu il lago bensì un re longobardo, Liutprando, anzi possiamo dire che fu proprio grazie a questo re semibarbaro che a Lugano nacque il potere temporale della Chiesa. Infatti, con un documento la cui autenticità è però dubbia, tra il 724 e il 728, egli concesse alcuni territori del luganese alla chiesa di San Carpoforo di Como e con un atto successivo molto più importante, passato alla storia come “donazione di Sutri”, alcuni territori del Ducato Romano alla Chiesa di papa Gregorio II.
A volersi addentrare nella genesi di Lugano non dobbiamo immaginarla nei perimetri storici e territoriali di oggidì ma com’era un tempo. Infatti, nel Medioevo Lugano orbitava nell’area politica e territoriale della Lombardia, rimanendo fatalmente coinvolta nella lotta tra guelfi e ghibellini, ovvero stretta tra le pretese territoriali che Milano e Como avevano sulla regione.
Sicché era fatale che Lugano passasse varie volte di mano, tant’è che tra i suoi “signori” ebbe anche dei personaggi oggi impensabili, come un membro della famiglia napoletana dei Sanseverino, il condottiero Luigi Sanseverino, che nel 1434 fu insignorito dal Duca di Milano della valle di Lugano, di Sale, Mortara, Pandino, Mendrisio e Pieve di Balerna. I Sanseverino, però, riuscirono a conservare Lugano soltanto fino al 1499, quando arrivarono i francesi, i quali, assieme al Ducato di Milano, la tolsero a Ludovico il Moro che gliela aveva donata. Ma non passò molto tempo che, nel 1512, gli svizzeri ripresero la città ai francesi e che, per oltre tre secoli, fece parte senza eccessivi scossoni di una Confederazione che all’epoca contava solo 13 Cantoni. La tranquillità di Lugano e degli svizzeri cessò con la conquista della Lombardia da parte di Napoleone Bonaparte e con la successiva creazione della Repubblica Cisalpina e della Repubblica Elvetica, troppo vicine per non avere frizioni.
Infatti, le relazioni tra gli svizzeri e i francesi furono passabili, pessime quelle con i loro alleati lombardi, poiché le pretese egemoniche di questi ultimi continuavano a cozzare contro un sedimentato concetto di democrazia e di coesistenza civile allora piuttosto sconosciuto in Europa, concetti dei quali gli svizzeri erano molto gelosi e che si potrebbero compendiare nel loro motto nazionale che, tutto sommato, è quello di una nazione unica, in quanto unitaria e decentralizzata allo stesso tempo: “Liberi e svizzeri!”.
Con tali precedenti non poteva che fallire il colpo di mano organizzato dalla Repubblica Cisalpina che, nella notte tra il 14 e il 15 febbraio del 1798, tentò di invadere e di annettersi Lugano e il luganese, ma l’operazione fallì grazie all’intervento della milizia volontaria cittadina.
Questo fatto d’arme portò alla nascita dei Cantoni di Lugano e di Bellinzona nell’ambito della Confederazione Svizzera che, una volta caduto Napoleone Bonaparte, nel 1815 il Congresso di Vienna riconobbe definitivamente.
Purtroppo lo spazio non ci consente di sviscerare adeguatamente il ruolo che ebbe Lugano nella storia della Confederazione Elvetica, una storia che possiamo tentare di condensare prendendo in prestito un pensiero del liberale ticinese Stefano Franscini, tratto dal suo libro del 1837, a pagina 243, La Svizzera Italiana: “Nel 1798 la sua energica fermezza e verso gli antichi dominatori e contro le suggestioni de’ Cisalpini la rendette eternamente benemerita dell’intiera Svizzera”.
Questa è Lugano, signori, una città che – a voler parafrasare il giornalista Maurizio Crippa – si trova a un passo da tutto.